Capitolo 22: Harry (17)

I Doni della Morte

L’anno precedente alla pubblicazione del 7° libro, ebbi una discussione con una persona che ha una grande esperienza in questioni spirituali. Era d’accordo con la spiegazione che avevo dato al simbolismo presente nella saga. Ma poi mi disse che l’unico modo per testare la purezza degli insegnamenti nascosti in Harry Potter sarebbe stato vedere come sarebbe finito il 7° capitolo. Quel che mi disse quella volta mi sarebbe rimasto indelebilmente scolpito nella mia coscienza.

“La Nuova Anima non uccide,” mi disse lui. “Quando la Nuova Anima viene attaccata, essa si fa da parte e riempie lo spazio rimasto vuoto con l’Amore.”

Ecco la Filosofia della Verità. La filosofia del Cristo, che non si difende quando viene arrestato e crocifisso. La stessa filosofia dei Catari che non fecero alcuna resistenza quando vennero presi e bruciati sul rogo. Questa è la filosofia universale di tutti quelli che desiderano ritornare a Dio come Figliol Prodigo: senza difesa di se stessi.

Questo è esattamente il contrario dei metodi di questo mondo. Non esiste alcun sistema legale o governo nel mondo che non consenta, in caso di interesse nazionale, l’obbligo all’auto-difesa.

È anche completamente opposto alla nostra natura. È opposto al sistema naturale dell’auto-conservazione, è l’opposto dell’ego, l’opposto di tutti gli istinti naturali.

Eppure è ciò che accade nella 7° parte di Harry Potter. Harry affronta Voldemort due volte alla fine, una volta nel cuore della foresta e l’altra nella Sala Grande. La prima volta nasconde la sua bacchetta sotto i suoi vestiti ed affronta disarmato Voldemort, sapendo di stare per morire. Voldemort scaglia la maledizione che uccide ed Harry entra a “King’s Cross.” La croce ci connette alla morte di Cristo.

La seconda volta, sia Harry che Voldemort impugnano una bacchetta, ma Harry usa la sua per lanciare uno scudo protettivo attorno a quelli che ama. Quando Voldemort scaglia infine la maledizione per l’ultima volta, Harry lancia ancora una volta l’incantesimo disarmante (come aveva fatto nel 4° libro). Voldemort si uccide con la sua stessa maledizione, che gli rimbalza contro.

Questo succede perché, come detto da Silente, Voldemort aveva preso il sangue di Harry per crearsi un nuovo corpo. Quindi, il sacrificio di Lily, che era inciso nel sangue di Harry, era presente anche nel corpo di Voldemort.

Un altro indizio essenziale che testimonia la presenza del messaggio della liberazione in Harry Potter è la scomparsa della coscienza-io. Nel Capitolo 19 ho spiegato la natura della triplice coscienza dell’essere umano. La 5ͣ parte tratta della liberazione dell’io mentale, e la 6ͣ della liberazione dell’io emozionale (il medaglione).

La coscienza-io è simboleggiata dalla cicatrice di Harry, che è situata proprio dietro la fronte, in mezzo agli occhi, esattamente sotto la cicatrice di Harry, e contiene un frammento dell’anima di Voldemort. Questa si riferisce al fatto che la nostra coscienza è radicata nel sé superiore, il quale ha infuso se stesso nel midollo spinale del feto prima che nascesse. Siamo tutte creature del nostro proprio Voldemort, il quale però non è il nostro nemico; è il nemico della Nuova Anima quando nasce nel nostro cuore.

Dopo che Harry viene “crocifisso”, e si sveglia a King’s Cross, la sua cicatrice è scomparsa. È liberato dalla coscienza egocentrica dell’essere umano mortale. Adesso possiede la coscienza di un Figlio di Dio. Conosce il Piano Divino. Può tornare a casa.

Ma ovviamente non lo fa. Silente gli dice che, se vuole, può prendere il treno e andare “avanti”. Ma, come un vero Bodhisattva, Harry si volta alla sua salvezza personale e ritorna nel mondo per salvarlo da Voldemort.

Il Bodhisattva non si cura della sua beatitudine personale. Si interessa solo della liberazione del mondo dal Potere di Voldemort che ha imprigionato l’uomo nella grande delusione da molte migliaia di anni.

Harry è divenuto un Maestro della Compassione.

 

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